I riflettori della rassegna mondiale Disabili in terra portoghese si sono spenti da una settimana ed a mente fredda ho incontrato Oscar Ferrari, il nostro Azzurro che è salito anche sul secondo gradino del podio individuale, conquistando un argento prestigioso.
Oscar Ferrari, Giovanni Bottazzi, Fabio Coscia, Osvaldo Manzardo ed Alfredo Granaglia hanno compiuto una bella impresa sportiva, soprattutto alla luce della prima prova non brillante
Con Oscar Ferrrari, alla sua terza esperienza Azzurra con la Nazionale Disabili, abbiamo fatto una disamina della settimana trascorsa a Cabecao, in Portogallo.
Innanzi tutto, Oscar, complimenti per la doppia medaglia che hai portato dal Portogallo, una situazione che non capita certo tutti i giorni e sicuramente da’ grande soddisfazione…
“Si quest’anno è andata bene, anche se sono state due gara non certo facili. Prima di parlare d’altro vorrei fare i complimenti all’organizzazione portoghese per l’allestimento del campo gara, bellissimo, e per tutto quello che hanno fatto per garantire una settimana veramente ottima dal punto di vista logistico ed organizzativo. Bravi. Peccato che le adesioni a livello di Nazionali non sia stata altissima, come loro meritavano; purtroppo il Portogallo è una trasferta impegnativa, lontana ed i costi sono rilevanti. A questo proposito voglio ringraziare lo Staff tecnico che mi ha dato questa opportunità ed il mio sponsor Team Bazza che mi ha supportato tecnicamente in ogni cosa, dandomi anche una nuova motivazione che avevo perso negli ultimi anni.”
Partiamo parlando della parte tecnica di questo Mondiale, delle scelte che avete fatto…
“C’erano diverse tipologia di pesca attuabili, con differenti gradi di difficoltà e di rendimento. Oltre alle alborelle, di taglia attorno ai 10 grammi, da fare con delle 4 metri fisse e galleggianti da 4×16/4×18, con un metro di profondità; si potevano prendere dei pesci all’inglese vicino alla sponda opposta, a circa 60 metri, oppure a centro canale dei carassi, sempre all’inglese, pescando a lombrico ma non sembravano dare continuità di catture. Sulla roubaisienne, per finire, a 11.50, pescando a mais, entravano dei pesci, soprattutto carpe, di taglia dagli 800 ai 1.500 grammi. Tutte le zone che abbiamo testato davano i medesimi riscontri.
Tutti assieme abbiamo deciso che la pesca delle alborelle ci era congeniale e sembrava garantire dei buoni piazzamenti. Debbo dire che nella prima parte della prima manche eravamo tutti e quattro nei primi posti di settore, ci accreditavano 8/9 punti complessivi, e quindi la scelta sembrava essere stata quella giusta. Purtroppo per noi, nella seconda metà hanno iniziato a farsi vedere delle carpe un po’ ovunque e nel giro di un’ora la situazione è precipitata un po’ per tutti e abbiamo terminato con 18,5 penalità, al penultimo posto.”
Ma avevate visto, nelle prove, che c’erano queste carpe?
“Si ma credevamo che non sarebbero state così determinanti ovunque. Invece ne sono uscite più del previsto e le cose sono andate male.”
E il sabato…
“Il sabato non c’era altro da fare che cambiare la tempistica e soprattutto la mentalità, quindi abbiamo deciso di fare la stessa partenza alle alborelle ma dopo un ora passare a cercare le carpe con decisione. così abbiamo fatto e la gara la abbiamo vinta con sole 7 penalità, frutto di tre vittorie di settore ed un quarto.”
Abbiamo parlato della parte tecnica e non possiamo esimerci dal menzionare le attrezzature che avevi al seguito in Portogallo e con le quali hai pescato nelle due gare…
“Certamente. La roubaisienne e le punte erano quelle della Hexagon Iceberg Team Bazza, il gioiellino esagonale che mi ha dato tanta sicurezza con le carpe di Cabecao, pesci selvatici, integri e dalla grande potenza che danno tutto prima di finire in nassa. Le lenze per la roubaisienne le avevo preparate con dei K21 Team Bazza da 0.30 a 2 grammi, montati su travi di New Record da 0.16 e 0.18 mm. Come finali ho usato degli ami K1 del n°16 e 14, ottime misure per l’uso con il mais, legati con spezzoni da 30 cm. di New Trax.
Come elastici ho montato del Goldlastic cavo da 1.8 e 2.1 mm, progressivo ed affidabile con le carpe.”
Questo portoghese è stato il primo Mondiale anche per il nuovo Staff tecnico composto da Franco Bisi e da Maurizio Fedeli. Com’è stato l’amalgama della squadra con la nuova Direzione?
“Direi veramente buono. Personalmente mi sono trovato molto bene. Franco Bisi come dirigente e dal punto di vista umano non si discute, sa tenere unito il gruppo, ha la pazienza di ascoltarci tutti: è la persona giusta al posto giusto. Con Fedeli, che conosco da tanti anni, dal punto di vista tecnico mi sono trovato molto bene: è una persona molto precisa, esigente ma con il quale c’A? stato un grande e continuo scambio. Debbo anche confessarti che, dopo oltre 30 anni di gare, ho avuto occasione di imparare ancora qualcosa, quindi non posso che essere soddisfatto.”
Nella tua risposta precedente hai fatto cenno al cambio di mentalità…
“Questo è stato un passaggio importante nel nostro Mondiale. Puoi immaginare che il venerdì sera, dopo la debacle della prima gara, il nostro morale non era al massimo, anzi…
Debbo dare atto sia a Bisi e, soprattutto, a Fedeli, di averci caricato al massimo durante la riunione della sera. Loro hanno sempre creduto in noi, nelle nostre potenzialità ed hanno saputo toccare le corde giuste dell’orgoglio e del coraggio. Sabato siamo andati nei nostri box con la sicurezza di essere in grado di fare bene, nel modo e nel momento giusto. E abbiamo vinto. Posso dire che buona parte del merito va anche a Franco e Maurizio. Fedeli ha una grinta agonistica altissima, crede molto in quello che fa ed è in grado di motivare al massimo i suoi agonisti.”
Oscar, tu hai gareggiato tanto, ad alto livello, hai fatto diversi anni di Trofeo d’Eccellenza e di Club Azzurro ed hai vinto diverse gare. Credo perA? che appendere al proprio medagliere una medaglia vinta con la maglia azzurra abbia un sapore differente…
“Assolutamente. Gareggiare con la maglia Azzurra è una cosa differente, ti da una carica ed una responsabilità differenti ed una carica agonistica differente. Non che in altre occasioni non ci sia ma queste sono gare che io sento maggiormente.”
Prima mi hai detto che, nonostante la tua esperienza, in questa occasione hai avuto modo di imparare alcuni particolari tecnici che non conoscevi. Vuoi dirci qualcosa?
“Debbo ringraziare lo staff tecnico perchA? ci ha fatto vedere alcune sfumature sulla bagnatura e sull’uso delle terre che io non conoscevo. Anche nella pesca con il lombrico a carassi ho potuto vedere alcune cose interessanti che non conoscevo.”
Dalle tue parole e dal tuo tono sento un certo entusiasmo nel parlare di queste esperienze con la maglia Azzurra…
“Ti confesso che, dopo una iniziale titubanza nell’affrontare il mondo della pesca disabile, ora sono veramente contento di essermi fatto convincere ad accettare. Il questi miei tre anni di esperienza con questa categoria ho trovato degli amici e si sta formando un bel gruppo di persone che si sentono anche al di fuori degli impegni agonistici e questo è un bel segnale. Anche a livello di Campionato Italiano si sta formando una bella sinergia, un affiatamento che lascia ben sperare.”
Cosa si potrebbe fare, secondo te, per implementare la componente Disabile nel panorama della pesca al colpo nazionale?
“Probabilmente si potrebbe fare di più a livello regionale e locale. Il disabile, ti porto il mio esempio, è sempre un po’ riluttante a mettersi in gioco, a tentare nuove strade. Riuscire a lavorare a questo livello credo potrebbe portare nuove forze a questa categoria. Non è semplice ma credo siano molti i pescatori amatoriali disabili che non hanno mai provato a cimentarsi con l’agonismo e che potrebbero dire la loro anche questo livello. Basta pensare al Campione Italiano di quest’anno, Ferioli, un ragazzo non vedente che ha messo in riga tutti noi veterani con pieno merito. Credetemi, quella della pesca agonistica è una gran bella opportunità per tutti, per socializzare e togliersi delle belle soddisfazioni sportive.”
Una componente importante della comitiva Azzurra nelle vostre esperienze credo si possa dire che sono gli accompagnatori, di cui si parla forse troppo poco. Vogliamo ricordarli?
“Assolutamente si ed in questa cosa mi hai preceduto perchè volevo concludere questa chiacchierata proprio con loro, perchè loro sono le nostre spalle fondamentali, non solo degli aiuti ma una parte di noi, con cui bisogna essere in grande sinergia.
Nel mio caso io non ho diritto all’accompagnatore durante la gara ma per i miei compagni che hanno disabilità differenti la sinergia con l’accompagnatore è fondamentale perchè pescano con noi, assieme a noi e la loro competenza tecnica e soprattutto umana sono fondamentali. I loro nomi sono famosi nel nostro mondo ma è giusto ricordarli: Fabio Tesconi collabora con me, Marco Mazzetti è l’accompagnatore di Giovanni Bottazzi, Fiorenzo Traina accompagna Fabio Coscia e Gianmarco Ippoliti segue Alfredo Granaglia; Osvaldo Manzardo ha usufruito della collaborazione di Maurizio Fedeli e di Fiorenzo. Sono ragazzi che hanno il grande merito di essere competenti, di condividere con noi una settimana di pesca ma anche pesante dal punto di vista fisico, fatto di spostamenti, pasture, attrezzature da posizionare, ecc. Direi che loro avrebbero diritto di salire sul podio con noi quando vinciamo, perchè il nostro è veramente un gioco di squadra, una sinergia completa per avere un risultato buono. Considera che quando parliamo di atleti che, ad esempio, sono mancati di un arto superiore, la sinergia con l’accompagnatore che deve raccogliere il pesce al volo, slamarlo, innescare correttamente è fondamentale. E facendo l’alborella si raggiungevano anche i 500 pesci nelle tre ore. Questo puA? farti capire cosa intendo quando parlo di grande sinergia tra atleta ed accompagnatore!”
E nel 2016 dove andrai con la Nazionale Disabili?
“Innanzi tutto spero di essere confermato, perchA? nulla è scontato! Comunque la Nazionale andrà in Rep. Ceca, a nord di Praga, nell’Elba a Radece. Un fiume a corrente veloce, con pesci importanti e difficili. Un altra bella sfida per i Disabili che l’affronteranno con il solito, grande impegno!”
E dalle parole di Oscar Ferrari e dalla sua grinta agonistica c’A? da giurarci!
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